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La Madonna  del manganello!

 

La Madonna del manganello è una rappresentazione iconografica della figura cristiana della Madonna, diffusa a Vibo Valentia durante il ventennio fascista e caduta in disuso con la deposizione del regime.

Pur non avendo mai avuto un riconoscimento ecclesiastico ufficiale, la Madonna del manganello rientrò in un insieme di rappresentazioni diffuse, principalmente in forma di statue e santini, negli anni trenta del XX secolo nell'ottica dello spirito clerico-fascista voluto dalla Chiesa e dal regime stesso. Nell'ambito di questa corrente, si arrivò ad alcune aberrazioni quali san Francesco proclamato "precursore del Duce" nel 1926, o l'icona di santa Chiara in trionfo sui fasci littori.

Una quasi omologa alla Madonna del Manganello è la Madonna del buon ritorno, un'altra immagine sacra creata dal religioso Don Gabriele Virgilio nel 1942 per i soldati in guerra (che poi sarebbe stata proclamata patrona dei dispersi e dei reduci).

Sempre in questa corrente si possono contestualizzare le numerose "preghiere per il Duce" che vennero composte in quegli anni, divulgate proprio tramite il retro di questi santini.

 

Il santino della Madonna del manganello

Statua e icone

La statua della Madonna del Manganello fu realizzata dallo scultore leccese Giuseppe Malecore come arredo sacro per una chiesa non parrocchiale di Monteleone, attuale Vibo Valentia.

La statua rappresentava una Madonna con bambino, nella tipica iconografia della Madonna del Soccorso che mentre nella mano sinistra sorreggeva il figlio Gesù, con la destra sollevava un manganello nodoso. Ai piedi della donna si trovava un secondo bambino in piedi. La stauta era realizzata in cartapesta colorata, e da questa rappresentazione furono in seguito realizzati con metodo fotografico alcune serie di santini.

L'immagine fu ripresa dagli organi del partito, che la elessero dapprima a "patrona degli squadristi", poi a "protettrice dei fascisti".

Asvero Gravelli, giornalista del regime, fascista intransigente e direttore della rivista Antieuropa, compose anche uno stornello come preghiera per il retro dell'immagine, che citava:

« O tu santo Manganello
tu patrono saggio e austero,
più che bomba e che coltello
coi nemici sei severo.
O tu santo Manganello
Di nodosa quercia figlio
ver miracolo opri ognor,
se nell'ora del periglio
batti i vivi e gli impostor.
Manganello, Manganello,
che rischiari ogni cervello,
sempre tu sarai sol quello
che il fascista adorerà.  »

La statua scomparve da Monteleone, e fu presumibilmente distrutta, alla fine della seconda guerra mondiale, con essa svanì la sua venerazione.

Bibliografia

  • Ernesto Rossi. Il manganello e l'aspersorio. 1a. Firenze, Parenti Editore, Firenze 1957; 2a edizione Roma, Kaos Edizioni, 2000.