Yeshua |
LA CROCE DI SPINE
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Note al Capitolo 4 (sono presenti le sole note richiamate nelle parti pubblicate)
7) Mc., 3:32 - 6, 3; Mt., 13:55; Gv., 7:5.
8) Le primitive comunità cristiane, ancora profondamente condizionate dal pensiero gnostico per il quale il messia non fu altro che un uomo, assunsero una posizione critica nei confronti di questo principio che non riuscirono a giustificare nemmeno sul piano meramente spirituale, visto che secondo le idee del tempo, lo Spirito Santo non era ancora l’essenza asessuata posta tra il Padre e il, Figlio, ma un’entità di sesso femminile. Nel Vangelo di Filippo, infatti, si legge: “Taluni hanno detto che Maria ha concepito dallo Spirito Santo. Essi sono in errore. Essi non sanno quello che dicono. Quando mai una donna ha concepito da una donna?” (Vangelo di Filippo, 17).
9) L’eresia sostenuta da Nestorio (381- 451 d.c.) consisteva nel riconoscimento di una doppia natura (umana e divina) in Cristo. La sua posizione soccombette di fronte al colpo di mano posto fraudolentemente in essere da Cirillo, vescovo d’Alessandria, che, contro il concilio che aveva accolto le teorie nestoriane, riuscì ad ottenere il riconoscimento imperiale per il proprio, tenutosi come l’altro ad Efeso nel 431. Dopo l’esilio e la morte di Nestorio, la chiesa nestoriana si diffuse in Siria, Persia e in tutto l’oriente, quasi fino alla Cina, ma l’invasione di Tamerlano, che tentò di ricostruire l’impero mongolo, e l’espansione dell’islam, soprattutto in Persia, ne determinarono la progressiva decadenza.
9) Lc., 1:28.
10) Girolamo, autore della Vulgata, forzò il participio perfetto passivo (graziata, favorita dalla grazia, oggetto di grazia) in una forma sostantivata o aggettivale, che modifica sostanzialmente la qualità riconosciuta al soggetto di riferimento (Maria), rendendo lo stesso titolare di una prerogativa (l’essere pieno di grazia) di qualità superlativa e praticamente esclusiva.
11) C. Augias, M. Pesce, Inchiesta su Gesù, chi era l’uomo che ha cambiato il mondo?, Mondadori, 2006, pg. 102. Dovrebbe essere sufficiente questa affermazione (ma ce ne sono molte altre) per convincere i lettori che Le “aperture” del prof. Pesce, storico del cristianesimo e biblista, non sono altro che timide trasgressioni scusabili con “un Pater e due Gloria” da quella Chiesa alla quale appare preoccupato di non far troppo torto e dalla quale, di fronte ad un’assurdità del genere, prende in prestito l’invito a non interrogarsi mai, secolarmente sparso a piene mani proprio dai pulpiti al fine di censurare qualsiasi irriverente tentativo di comprendere da parte dei fedeli dall’intelligenza meno “docile”!
12) I frammenti del III secolo nei quali è riportato il nome di Maria sono: P103 (II- III secolo, Ossirinco, - P. Oxy. LXIV 4403) in Mt. 13:55; P1 (III secolo, Ossirinco, - P. Oxy 2) in Mt. 1: 16, 18, 20; P45 (III secolo, G. 31974 che riporta ampi starlci di Mt, Mc, Lc, Gv più Atti) in Mc.: 6, 3. Nessuna menzione di tale nome sui frammenti datati con certezza al II secolo quali P104 (II secolo, Ossirinco, - P. Oxy. LXIV 4404), recante Mt. 21: 34-37; P52 (125 d.c (?)., secondo molti il più antico in assoluto, P. Ryl. Gk. 457) recante Gv. 18: 31- 33, 37-38); P90 (II secolo, Ossirinco, P. Oxy. L 3523) recante Gv. 19:2-7, 18:36-19: 1. La ricerca del nome di Maria, ha preso a riferimento il contenuto di un considerevole numero di codici datati al II o III secolo, tra i quali quelli rinvenuti a Ossirinco e tutti gli altri noti, conservati presso vari musei e istituti di ricerca. Occorre precisare, innanzitutto, che i frammenti in questione riportano passi spesso identificati a fatica dalla critica testuale, per via dello stato di conservazione dei supporti e delle linee o dei caratteri mancanti. A volte intere parole mancanti, parti di esse o, nella migliore delle ipotesi, singoli caratteri, vengono ricostruiti, con una certa probabilità di errore, sulla base della sticometria rilevata (numero di lettere per linea) o di altri indizi più o meno empirici. L’insieme dei frammenti, inoltre, non comprende l’intero corpus dei Vangeli che è stato invece raccolto in versioni editoriali integrali soltanto a partire dal Codex Vaticanus e dal Codex Sinaiticus nel IV secolo. Premesso tutto ciò, resta il fatto che la mole dei passi è tutt’altro che modesta, e che in essa appaiono anche ampie porzioni identificate con altrettante appartenenti a più Vangeli a noi noti. Tuttavia, a scanso di ogni equivoco, è bene precisare il senso e i limiti di questa ricerca, alla quale deve essere data una valenza del tutto indicativa: l’assenza o quasi del nome di Maria dagli antichi frammenti non ci autorizza a dire che nel cristianesimo delle origini tale figura fosse inesistente, ma semplicemente che i brani neotestamentari presenti negli antichi frammenti corrispondono a quelli a noi noti, nei quali tale nome è presente soltanto 5 volte sul totale delle 18 riscontrate (che sono comunque molto poche) e, quindi, raffrontando gli antichi codici non solo con gli attuali testi, ma già con la Vulgata del V secolo (traduzione completa di Girolamo, nella quale tale nome è presente in misura pari alle attuali versioni) pur senza esprimere certezze su interpolazioni o aggiunte tardive, non ci sono garanzie di autenticità ed originalità per i passi che testimoniano il nome di Maria per altre 13 volte.
13) cfr. L. Rangoni, La grande madre, il culto del femminile nella storia, Xenia edizioni, 2005, pg. 98.
14) P. Rodriguez, Verità e Menzogne della Chiesa cattolica, cit., pg. 248 |