Ai tradizionalisti potrà sempre dire “non è la chiesa che
parla”, mentre ai timidi “progressisti” felici delle sue
“aperture” potrà sempre dire “avete visto quanto è moderno il
papa?”
E’
con questo spirito che recita la parte di chi si accorge
distrattamente che Gesù, la sua famiglia e Giovanni il Battista
“forse” ebbero qualcosa a che fare con la comunità essena di
Qumran.
Accidenti che spirito di osservazione….. ma come ha fatto a
notarlo?
Ah
quelle grotte!
A
saperlo avreste potuto farle bombardare prima ricacciando sotto
tre metri di terra quegli stupidi rotoli che vi hanno dato tanto
pensiero…
Ma
ora con la sua straordinaria affermazione, egregio professore,
ha superato sessant’anni di ottuse negazioni ed ha preso per
mano una pericolosa evidenza!
Le
due righe di disinvolto possibilismo nelle quali ha
“imprigionato” e “liquidato” la sua “apertura” rimettono lei e
la sua chiesa al passo con i tempi (almeno queste sono le sue
evidenti intenzioni).
E’
come se avesse detto “forse è così, forse è vero…. ma è poca
cosa e nulla cambia”.
Peccato, professore, che lei non conosca così bene la storia!
Peccato che non abbia mai letto con attenzione le opere di
Flavio Giuseppe.
Se
lo avesse fatto si sarebbe accorto che la sua “apertura” può
portare molto più lontano di quanto lei non abbia calcolato.
Se
Giovanni il Battista e Gesù ebbero a che fare con quella
comunità allora, egregio professore… lo vogliamo dire?... Furono
dei ribelli fondamentalisti e rivoluzionari!
Infatti, già a partire dal 30 a.c. (e per tutti gli anni a
venire fino alla disfatta del 70 d.c.) l’essenismo si mescolò
sempre più con lo zelotismo rivoluzionario fino a perdere del
tutto le caratteristiche ascetico – mediatative (tanto ben
dipinte da Filone Alessandrino) a vantaggio di un interventismo
politico di stampo terroristico mirato a rovesciare la locale
dinastia regnante, la casta sacerdotale e, soprattutto, il
potere di Roma.
E’, infatti, agli anni “messianici” che risalgono il Rotolo di
Rame, la Regola della Guerra e il Commentario ad Abacuc (che
somigliano più ai comunicati di guerra diramati negli “anni di
piombo” dalle brigate rosse, che ai manualini di catechesi
appoggiati sui vostri banchi delle offerte…).
A
questo punto sarebbe il caso che lei ci spiegasse, soprattutto
con riferimento a Gesù (o a chi egli realmente fu) come avvenne
la trasformazione da “guerrigliero” a “colomba”, da messia
davidico e terreno a “figlio unigenito di Dio”, da combattente
per la libertà del suo popolo a salvatore di tutti gli uomini
del mondo e alleato delle espressioni più bieche del potere
costituito.
Ce
lo spieghi lei perché è dalla sua viva voce, egregio professore,
che attendiamo una risposta, anche se noi laici, agnostici, atei
e storici miscredenti (in passato purificati dai sacri roghi ai
quali potendo tornereste volentieri) abbiamo ben chiaro ciò che
lei fa finta di scoprire solo ora.
Ai
lettori del suo libro ha chiesto un “anticipo di simpatia” ma se
avesse voluto evitare una domanda come questa avrebbe dovuto
chiedere “un anticipo di pietà” che almeno noi cattivi (che non
siamo poi così pochi) non siamo disposti a concederle facendo
finta di niente: lei l’ha detta grossa (e vera), ora la spieghi!
Provi anche a spiegare come e quando si è accorto che i
soprannomi di “zelota” e “iscariota”, attribuiti rispettivamente
agli apostoli Simone e Giuda, forse non trovano una spiegazione
valida nei fantasiosi “voli pindarici” che in passato vi hanno
portato a dire che la parola “zelota” indica l’ardore zelante
di chi ama Dio e quella di iscariota la provenienza dalla città
di Keriot!
Alcuni apostoli di Gesù erano zeloti? Giuda faceva parte del
braccio armato dei sicari?
Posso usare un’espressione evangelica?
Lei l’ha detto… noi già lo sapevamo!
Ma
se dice questo, perché mai non va oltre questa semplice
affermazione e non si affaccia sulle implicazioni che essa reca?
Perché non ci spiega pure cosa, questi signori, ci facevano al
seguito del mite “agnello di Dio” che non si occupava delle cose
di questo mondo, che porgeva l’altra guancia e che non conosceva
l’offesa ma il perdono?
Certo, come da lei accennato, dovette essere ben complessa e
variegata questa realtà messianica salvifica, divina e
universale se riuscì ad inglobare e santificare i terroristi
senza stravolgere se stessa e a trasformare in innocue
prospettive celesti i loro orientamenti rivendicativi
insurrezionali (tutt’altro che pacifici e universali),
storicamente circoscritti al sogno di riscatto della nazione
ebraica (di biblica ispirazione)!
Insomma, esimio professore, con quelle poche righe con le quali
nel suo libro ha disinvoltamente pensato di rubare il mestiere
agli storici, potrebbe creare più guai al suo “sedile” di
quanti non ne avrebbe e non ne ha creato con gli inutili fiumi
di parole e pagine con le quali vende a buon mercato la solita
noiosissima teosofia di paolina derivazione fondata, come sempre
e come da sempre, su un’architettura, figlia di un platonismo di
bassa lega, incentrata su abnormi ed astrusi disegni salvifici
fatti passare attraverso la parola, l’esempio, i miracoli, la
nascita, la morte e la resurrezione del vostro Dio che si fece
uomo e vi incaricò di soggiogare in suo nome l’intera umanità,
sol perché il nome di Pietro somigliava a quello della pietra
sulla quale avete costruito la basilica di piazza San Pietro
(pensi se si fosse chiamato Oronzo…)!
Professor Ratzinger, lei sicuramente non leggerà mai questa
lettera e, altrettanto sicuramente, mai nessuna voce si leverà
dall’esercito di prelati e fedeli per farle notare la “gaffe”
nella quale è incappato (anche perché, non vorrei peccare di
presunzione dicendo che non è da tutti accorgersene… e, ancora
meno, dirlo).
Tuttavia noi, “pecorelle smarrite”, beleremo forte: chissà…
qualcuno potrebbe sentire e qualche imbarazzo potrebbe
derivargliene!
Perché siamo così cattivi?
Perché, allettati dalle presentazioni del suo libro dove si
parlava di Gesù come di “una figura storicamente sensata e
convincente” abbiamo speso 19,50 euro per acquistarlo (a
proposito… a chi andranno i proventi delle vendite…?) convinti
di trovare finalmente quei riscontri storici che invano
reclamiamo da anni (ha mai sentito parlare delle sfide di Luigi
Cascioli che vi guardate bene dal raccogliere?).
Purtroppo, in mezzo a migliaia di inutili parole, ancora una
volta, non abbiamo trovato quella piccola e semplice prova
storica dell’esistenza del vostro Gesù!
Nella sua leziosa… lezione “non magisteriale” di cristologia da
sbadiglio, egregio professore, di storico non c’è nulla al di là
di qualche “offesa alla logica, all’intelligenza e… alla storia”
sulla quale vale la pena soffermarsi.
A
pag. 138 lei ha scritto “il Gesù del quarto vangelo e il Gesù
dei sinottici è la stessa identica persona: il vero Gesù
storico”.
Purtroppo, egregio professore, noi non siamo i papa boys pronti
a salutare ed applaudire ogni pontificio starnuto.
Noi miscredenti abbiamo il brutto vizio di andare oltre
l’amorevole suono delle papaline parole per cercarne e
valutarne il senso logico e storico.
E’
per questo che ci domandiamo attoniti, quali comunanze può aver
riscontrato tra il l’incorporeo “logos” giovanneo che prende le
sembianze di carne al momento del battesimo e i tanti Gesù (nati
e cresciuti prima di predicare) che incontriamo nei sinottici.
Perché tanti Gesù?
Perché nascono in anni molto diversi, i loro genitori vengono da
città diverse e vanno in luoghi diversi, alcuni nascono poveri,
uno in particolare (quello di Matteo) sembra essere un potente
re, quando crescono si accompagnano con discepoli di numero
diverso e di nomi in parte diversi, fanno miracoli diversi,
dicono cose diverse ed a volte inconciliabili tra loro, muoiono
tutti in croce e resuscitano lasciando sbigottite davanti al
sepolcro vuoto persone diverse, qualcuno sale in cielo, qualcuno
prima torna a fare capolino tra i mortali, di altri non se ne
conoscono le sorti.
Il
vostro unico “Gesù dei vangeli”, egregio professore, è forse un
“denominatore comune” dei tanti, una creazione intellettuale
storicizzata e passata fraudolentemente per figura reale.
Ora, se volessimo raccogliere il suo invito, dovremmo essere
certi che questa astrusa creatura è “logica” dal punto di vista
storico.
Noi “pecorelle discole” di fronte a questa sua “paterna
rassicurazione” non solo rimaniamo a bocca asciutta (e
portafoglio più vuoto di 19,50 euro…) ma ci sentiamo
profondamente disorientati.
Non riusciamo, infatti, a comprendere come mai per l’uomo- dio
che compie prodigi e strabilia le folle, non sia stata spesa una
goccia di inchiostro dai più di quaranta storici suoi
contemporanei.
Un’altra cosa che ci risulta oscura (sarà un nostro limite?) è
la “logica” in base alla quale un messia celeste
(incomprensibile in quanto tale per gli ebrei del tempo),
promotore di tolleranza, pace, fratellanza e distensione
politica con l’oppressore romano, sia riuscito non dico a
suscitare meraviglia e devozione, non dico nemmeno ad ultimare
la sua pluriennale missione in terra fino alla fatidica frase
“tutto è compiuto”… ma semplicemente a rimanere vivo dopo i
primi tre minuti del primo discorso pubblico in una terra simile
ad una “polveriera esplosiva” dilaniata dall’intolleranza
fondamentalista, dagli attriti sociali, dalle tensioni religiose
e dalle ossessioni di rivalsa nazionale.
Eppure, in barba ad ogni logica ed evidenza, a pag. 316 leggiamo
che “Gesù non è un mito, è un uomo fatto di carne e sangue, una
presenza tutta reale nella storia…” (quale storia?) e che
“possiamo per il tramite dei testimoni, udire le sua parole”
(quali testimoni?) .
Insomma, professore, Gesù è stato quello che voi da sempre avete
deciso che sia stato e, in quel contesto storico, è logica e
sensata la sua presenza (come quella di un pesce a passeggio in
alta montagna)!
Ma
c’è di più: nella stessa pagina, rispolverando l’antica idea di
Giustino, ne spara una da capogiro: “i miti hanno aspettato lui,
in cui il desiderio è diventato realtà”.
Ecco perché in tutti i culti preesistenti al cristianesimo
incontriamo un Dio nato da madre vergine che si fa uomo, fa
miracoli, viene ucciso, muore, risorge (Mitra lo fa dopo tre
giorni), ascende al cielo e ritornerà alla fine dei tempi per
giudicare gli uomini!
Per Giustino erano diaboliche anticipazioni del demonio che,
conoscendo le future vicende di Cristo e per privare questo di
credibilità, aveva fatto sorgere miti simili prima di lui.
Per lei, invece, sono “desideri”.
Milioni di uomini nei tempi più remoti non hanno creduto in
Dioniso, Attis, Soter, Horus, Mitra ecc., ma hanno solo
desiderato che essi fossero reali…. poi è arrivato Gesù di
Nazaret e li ha accontentati tutti!
E’
questo il “metodo storico”, da lei sbandierato in premessa, al
quale “deve esporsi la fede cristiana”?
Seguire il metodo storico significa sparare un fiume di
assurdità passandole per storia senza spendere mezza parola per
sostenerne la reale credibilità?
Penso, in tutta franchezza, che 19,50 euro avrebbe dovuto darli
lei a chi, come me, si è sorbito tutto il suo libro fino alla
fine come un bicchiere di olio di ricino…
Prof. Ratzinger, segua un consiglio saggio, reciti l’angelus al
balcone di piazza San Pietro e non stuzzichi quel “can che
dorme” che si chiama “storia”: il suo Gesù fa a pugni con la
storia, la storia non conosce il suo Gesù, lei non conosce la
storia… insomma, perché ne vuole parlare?
Tutti noi (non allineati) comprendiamo lo spirito del tentativo
che l’ha portata a scendere sullo stesso terreno degli storici
“detrattori” per farsi trovare vincente anche su quello.
L’esercito di ebeti plaudenti, che per il suo libro sarebbero
disposti a spendere anche 100 euro, l’applaudiranno e
l’avrebbero comunque applaudita anche se per confutare certe
moderne “ricostruzioni” della figura messianica avesse detto
“ambarabà ciccì coccò” (non è che poi abbia detto cose molto più
sensate…).
Tuttavia, al di fuori della sacrestia o del cortile della
parrocchia, il mondo laico, critico, scientifico e serio non può
che provare tanta commiserazione di fronte al goffo annaspare
del capo della cristianità sul primo metro di riva del mare
della storia.
Non vada oltre professor Ratzinger… affogherebbe!
4
maggio 2007
Giancarlo Tranfo |