Nella puntata
del 12 settembre 2011 della trasmissione televisiva "Voyager" è
stato presentato un servizio sul "Cristo storico" a seguito del
quale non ho potuto fare a meno di inviare la sotto riportata
lettera al conduttore R. Giacobbo.
Inutile nascondere la delusione nel dover constatare che perfino
il conduttore di una trasmissione televisiva che ritenevo "non
allineata", non ha avuto il coraggio di "alzare la testa".
"Giro" volentieri la lettera, pensando di fare cosa gradita ai
visitatori di Yeshua.it e prego tutti di diffonderla a propria
volta nei propri blog e siti web, contribuendo così a dare
sostanza ai nostri sforzi nella lotta a favore della storia e
della verità.
Egr. dott. Giacobbo
Sono Giancarlo Tranfo, curatore del sito web ww.yeshua.it ed
autore del saggio “La Croce di Spine- Gesù: la storia che non vi
è ancora stata raccontata” edito dalla Chinaski di Genova nel
2008 ed attualmente in ristampa perché esaurito.
Quando uscì il mio libro gliene inviai una copia.
Tempo fa deve averle scritto qualche mio lettore suggerendole un
mio possibile coinvolgimento su tematiche inerenti il Cristo
storico ma, come purtroppo ho avuto modo di costatare nel
servizio su tale argomento della puntata di Voyager del 12
settembre u.s., la metodologia scientifica applicata all’analisi
storica non sono di casa nella sua trasmissione.
Abbiamo sentito dire che nessuno può dubitare dell’esistenza
storica di Cristo, quando invece esiste un’immensa letteratura
post illuminista che afferma e dimostra il contrario.
Abbiamo sentito dire che Tacito e Giuseppe Flavio offrono prove
documentali dell’esistenza del Cristo dei vangeli ma non era
presente chi avrebbe potuto dimostrare- prove alla mano- che in
entrambi i casi si tratta di vergognose interpolazioni
ascrivibili al III- IV sec d.c. per le quali, soprattutto con
riguardo al secondo, è straordinariamente evidente la paternità
di Eusebio di Cesarea.
Che dire, poi, della sinagoga di Nazareth datata al III sec.
d.c. sotto la quale “sicuramente ci sarebbero i resti di una
sinagoga precedente”?
Peccato, caro dott. Giacobbo, che nel I secolo Nazareth ancora
non esisteva e fu creata nei secoli successivi per giustificare
il titolo di “Nazareno” dovuto all’appartenenza del “messia” ad
un ordine religioso e militare a sfondo rivoluzionario. Peccato
che c’è solo una città nelle vicinanze del lago di Tiberiade, a
corrispondere perfettamente a tutte le descrizioni estrapolabili
dai racconti neotestamentari.
La città è Gamala:
- con una sinagoga del I secolo;
- collocata in cima a un monte;
- sul ciglio di un precipizio;
- nei pressi del lago di Tiberiade
- ad est del lago stesso (secondo alcuni dettagli dai quali si
può ricostruire
la dinamica degli spostamenti di Gesù e dei suoi discepoli).
Tutto questo mentre Nazareth:
- come già detto ha una sinagoga del III secolo;
- non si trova in cima ad un monte ma in pianura;
- non si trova sul ciglio di un precipizio;
- è ben lontana dal lago di Tiberiade (35 Km di distanza,);
- è a sud del lago rispetto al quale non è situata ad oriente ma
eventualmente
ad occidente.
-
Gamala, guarda caso roccaforte dell’avanguardia zelota, era la
città di Giuda che, come il personaggio di Gesù, era chiamato
“il Galileo” la cui politica trova straordinari punti di
contatti con scorie testuali ascrivibili a Gesù, sopravvissute
alle censure stratificate nei racconti neotestamentari (es.
“Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva
di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re" –
Luca, 23, 2).
Per brevità non sto a citarle le numerose simili “mine
testuali” rimaste nei vangeli, sulle quali lei ha sorvolato,
esattamente come accade da secoli nelle omelie che piovono dai
pulpiti.
Non è solo il mio libro ad individuarle ed analizzarle tutte.
Da anni decine di autori di libri e siti web con le proprie
evidenze cercano di superare il muro di silenzio imposto dalla
chiesa e dai media asserviti.
Vedrà che ci riusciremo dott. Giacobbo, anche senza e contro di
lei.
Davvero l’unica contraddizione sulla data di nascita è tra
Matteo (4 a.c.) e la ricostruzione del monaco Dionigi? Perché
nella sua trasmissione si è sorvolato sulla datazione di Luca (6
d.c.)? Non sarà perché due testimonianze dello stesso livello,
vista la divergenza di ben 10 anni, si privano reciprocamente di
credibilità?
Nella sua trasmissione, alla domanda sulla credibilità storica
dei racconti neotestamentari, è stata data risposta positiva
enfatizzando la prossimità temporale della redazione dei testi
ai fatti narrati.
Ma quale prossimità?
Tra i più antichi frammenti recanti versi dei vangeli, soltanto
l’1,78% (93 manoscritti su 5700, peraltro quasi tutti
frammentari) risale ai primi cinque secoli, mentre i rimanenti
5600 circa, divisi tra papiri e onciali, sono successivi al V
secolo!!!
Questi sono dati innegabili anche per la paleografia “allineata”
che farebbe “carte false” per datare magari un solo frammento al
I secolo!
Praticamente i più antichi frammenti dei quali è stato possibile
per noi moderni prendere visione, risalgono al terzo o quarto
secolo, con la sola esclusione di pochi frammenti in parte
rinvenuti a Oxyrhynchus, risalenti pare al secondo secolo (il
più antico in assoluto potrebbe essere , forse, quello
denominato P52 ovvero “papiro di Rylands”, risalente secondo
alcuni al 125 d.c.).
La verità, egregio dottore, è che non c’è un accidenti di prova
documentale o, più in generale, archeologica attestante
l’esistenza di Cristo e del cristianesimo nel I secolo!
La stessa datazione ufficiale dei vangeli è frutto di congetture
riferite come dati reali!
La verità è che tutte le prove, accompagnate dal silenzio
assoluto degli storici del tempo, dimostrano in maniera lampante
e inconfutabile che Cristo e il cristianesimo sono
un’invenzione dei secoli successivi al I (dal secondo in poi) ,
frutto di un ripensamento storico di fatti occorsi nel I secolo
a personaggi ben diversi dal mite “agnus Dei” di ispirazione
ellenistica.
Tale ripensamento fu conseguente al definitivo abbandono del
sogno rivoluzionario di riscatto del popolo ebraico, sepolto per
sempre da Adriano nel 132 d.c.
La favola neotestamentaria, ispirandosi, appunto, alla vicenda
storica di un ribelle crocifisso figlio di Giuda il Galileo e di
un taumaturgo dei decenni successivi accusato dagli ebrei di
apostasia e stregoneria, si forgiò di tutti gli archetipi
appartenenti ai culti orientali e a quelli misterici
(ellenistico, persiano, egizio, mesopotamico ecc.) sui quali
creò un personaggio letterario assegnandogli un carattere
storico.
La verità è che l’immagine del nostro attuale cristianesimo, ben
lungi dall’essere vicina alla realtà (nonostante le asserzioni
dei suoi ospiti) non è altro che il risultato di lunghe
contrapposizioni e lotte tra “eresie” ed “ortodossie”,
scomuniche e contrasti spesso politici, in quella travagliata
gestazione che, passando attraverso i concili, darà alla luce
quel cristianesimo che possiamo considerare “definitivo”.
).
In altre parole, per dirla con B. D. Ehram (“I Cristianesimi
perduti- apocrifi, sette ed eretici nella battaglia per le Sacre
Scritture”, Carocci
Editore, trad. it. 2005), il cristianesimo attuale, che voi
ascrivete alla storia e al reale, non è che quello “vincente” a
scapito di infiniti altri
“perdenti” spesso dimenticati.
I vangeli, privi di qualsiasi credibilità storica, e la stessa
dottrina della chiesa sono il frutto di un ininterrotto gioco di
contrapposizioni e
compromessi che nel IV secolo sfoceranno nell’illogica
formulazione del “credo” nieceano e nella definitiva coniazione
dell’assurdo dogma trinitario, dove qualsiasi coerenza o logica
(esclusa, appunto, quella del compromesso) cede il passo ad una
forzatura che sfugge a qualsiasi umana comprensione...
Ma lei su tutto questo ha preferito sorvolare, accennando appena
e vagamente a possibili discrepanze tra fede e storia e nel fare
questo ha volutamente dimenticato che il cristianesimo è una
fede fondata su una pretesa di storicità (realtà dell’esistenza
di Cristo e della sua resurrezione ) e che se privata di tale
caratteristica non ha più alcun significato.
Dott. Giacobbo…. Come mai le “voci contrarie” non erano presenti
nella sua trasmissione?
Per “onorare” la verità non basta accennare “a denti stretti”
all’esistenza di teorie contrarie.
Perché ha voluto far giocare ai suoi ospiti una partita senza
avversari?
Glielo hanno imposto o è una sua scelta?
Se non avesse voluto chiamare me o altri perché privi di titoli
accademici… non avrebbe potuto chiamare ad es. Odifreddi (tanto
per nominarne uno)?
Con la sua “indagine” sul “Cristo storico”, pensa davvero di
aver reso un servizio alla storia e alla verità?
Le invio i miei saluti.
dott. Giancarlo Tranfo
p.s. mi riservo di diffondere integralmente la presente
attraverso più siti
web italiani ed esteri.
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