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IL VANGELO DI GIUDA

Rinvenuto nel 1978 nel deserto egiziano, tenuto nascosto e tradotto solo negli ultimi cinque anni, è emerso all'attenzione degli studiosi e alla ribalta delle cronache solo da qualche mese, il vangelo detto di Giuda ha scatenato nel mondo un dibattito di proporzioni così vaste da coinvolgere addirittura il "trono di Pietro" che tuonando respinge a viva forza la palese riabilitazione del "grande traditore" continuando a sostenere con forza, in linea con le scritture canoniche neotestamentarie, l'infamità  del personaggio, del valore simbolico e storico del suo gesto (considerando l'assurda valenza storica che ancora oggi viene riconosciuta alle frammentarie e contraddittorie narrazioni neotestamentarie).

In realtà la grande diatriba che in questi mesi trova una così vasta eco nei mass media di tutto il mondo, osservata dal nostro punti di vista, appare come una gigantesca tavola rotonda sul sesso degli angeli o sulle colpe che avrebbe avuto Eva nel mangiare la mela.

Infatti, molte sono le domande che, quantomeno lo storico laico ed intelligente, dovrebbe porsi prima di cimentarsi in discussioni sull'opportunità o meno di proporre una nuova chiave di lettura dell'odioso gesto del tanto deplorato personaggio (che avrebbe agito non per interesse personale ma per ordine dello stesso Gesù).

In tempi non sospetti, cioè ben prima che emergessero dal nulla le "esplosive" evidenze dello scritto in questione, lo storico L. Cascioli, con l'opera "la favola di Cristo", ebbe l'intelligenza e il coraggio di denunciare la gigantesca inconsistenza e l'assoluta inattendibilità delle narrazioni neotestamentarie e della stessa storicità della figura di Cristo così come da esse si vuole che emerga. 

A quanto pare Cascioli, nell'opera suddetta, non ebbe bisogno del vangelo di Giuda per notare che lo stesso tradendo avrebbe reso possibile l'adempimento del disegno divino (e che quindi l'odio millennario delle chiese cristiane e dei suoi fedeli è fuori luogo e contraddittorio).

Il "neo partito dei riabilitatori", invece, a quanto pare solo ora ricorre a simili ovvie considerazioni... 

Cascioli, tuttavia, non intendeva "riabilitare in anteprima" Giuda quanto piuttosto  evidenziare l'inconsistenza logica del secolare alone di odio che accompagna il personaggio e con esso formulare seri e fondati dubbi sulla stessa esistenza storica del "grande traditore". 

Nel corso della mia ricerca ho spesso citato e condiviso Cascioli ma mai come in questo caso sono fermamente convinto della validità del suo punto di vista! 

Gli scritti neotestamentari nella loro interezza denunciano il costante sforzo dei loro redattori di dimostrare che la nascita, la vita, le opere e la morte del Messia derivano dal sorprendente avveramento di profezie veterotestamentarie. 

Per questo motivo tutti gli eventi narrati vengono farciti (a volte in maniera forzata e ridicola) con parole, frasi ed episodi di biblica memoria. 

Lo stesso Giuda, il suo tradimento (o adempimento di un ordine come ora qualcuno vuole), il compenso ricevuto e molte altre circostanze riferite all'episodio in questione, non sono altro che evidenti scopiazzature di profezie bibliche e adattamento delle stesse a storia reale. 

E' attraverso questa lente che notiamo come il pane intinto nel piatto di Gesù riprende il passo di un salmo: Vangelo: "... sarà colui che intinge il pane con me nel piatto..."; Bibbia (slm. 41/10): "Mi fu avversario anche colui in cui confidavo, colui che mangiava il mio pane...". 

Nello stesso senso il "bacio": Bibbia (libro dei proverbi): "Non mi sono potuto nascondere all'insulto perchè mi fu recato dal mio amico e confidente - fallaci sono i baci di un nemico..." Vangelo: E subito si avvicinò a Gesù e disse "salve Rabbi" e lo baciò. E Gesù gli disse "Amico, per questo sei qui?" ". 

Ma dove la "scopiazzatura" dei falsari neotestamentari si supera è in Matteo (27, 9). Mi riferisco all'episodio della restituzione dei trenta denari ai sacerdoti che viene esplicitamente considerato quale avvenimento di un passo biblico di Zaccaria XI, 13  (che Matteo erroneamente ha chiamato Geremia). 

Evidentemente, come osservato da Cascioli, il falsario, di estrazione pagana e a digiuno di termini ebraici e biblici, è così preso dall'intento di far combaciare l'episodio in questione con la citata profezia che con i trenta denari restituiti da Giuda ai sacerdoti, fa acquistare da questi un campo chiamato "Vasaio" destinato alla sepoltura degli stranieri. 

In realtà Zaccaria  narrò del cattivo affare concluso da un pastore che, dopo aver venduto per trenta denari un gregge di pecore, si recò dal padrone per domandargli come utilizzare tale somma. Il padrone, contrariato per l'irrisorio ricavato, gli disse di buttare i denari nel vasaio, cioè nel recipiente destinato alle elemosine, collocato all'entrata del tempio.  

Povero Giuda, l'unico apostolo che è possibile chiamare "porco" senza macchiarsi di bestemmia (almeno fino alla improbabile riabilitazione...)! 

Sappiamo bene che l'intera favola evangelica trae spunto dalle vicende storiche legate all'erede davidico primogenito del terribile Giuda di Gamala. 

Alla luce di tutto quanto sopra, cosa rispondere ai tanti lettori di Yeshua.it che chiedono alla nostra ricerca di pronunciarsi in merito al ritrovamento del vangelo di Giuda?

Il sito non si schiera né per l'ergastolo infernale di dantesca memoria, né per la riabilitazione del "traditore": non si può condannare o assolvere chi non è mai esistito!

Forse il Rex Iudeorum  fu realmente tradito da un suo discepolo nell'intricatissima macchinazione orchestrata dagli zeloti con la complicità di personaggi importanti e insospettabili del tempio e dell'ambiente filoromano,  o magari chiese al discepolo di indicare ai Romani una persona diversa da fare arrestare e crocifiggere al suo posto. Ovviamente, però, tutto ciò ha ben poco a che fare con il mito di Gesù di Nazaret e con tutti gli accadimenti fiabeschi concernenti la sua denuncia, l'arresto, il processo e la condanna ricevuta. 

Nella favola evangelica perfino il nome del traditore, giudaico per eccellenza, risponde ad un'esigenza precisa: forzare l'ago della bilancia sulle responsabilità del popolo ebraico e fomentare l'odio verso di esso. 

Come considerare, dunque, il racconto che emerge dai malconci rotoli rinvenuti? 

Come la favola "di risposta" tardo gnostica da opporre alla pericolosa e dilagante affermazione della "favola" di ispirazione "greco/romana" che da lì a breve avrebbe   ufficialmente ricevuto da Costantino "scettro e corona" per governare la coscienza degli uomini nei millenni a venire. 

Il manoscritto in lingua copta risale, infatti, al III- IV secolo, ma sarebbe una copia (quanto fedele?) di un antico scritto considerato come eretico già da S. Ireneo (II secolo).

Con questo nessuno vuole fare "di tutta l'erba un fascio" bollando come inattendibile l'intera mole degli scritti gnostici. 

Anche tra le variegate correnti gnostiche (tutte bollate come eretiche dalla chiesa di Roma) bisogna saper distinguere quelle più genuine da quelle (in genere tarde) che lo sono meno. 

Sotto il comune denominatore del disprezzo per la materia e quindi per la carne frutto della perversa invenzione di una deità minore e della conseguente immaterialità della rivelazione messianica, si nascondono diverse scuole e quindi svariati orientamenti e diverse interpretazioni dell'avvento messianico. 

Le correnti che hanno avuto vita (comunque difficile) in epoca tarda (fine secondo, inizio terzo secolo), avendo perso la memoria storico/testimoniale dei grandi fatti del primo secolo e dovendo controbattere alla crescente affermazione della chiesa... ufficiosa e ormai quasi ufficiale,  devono aver trovato naturale basarsi sulla presunta storicità delle tradizioni orali o dei primi scritti neotestamentari fatti propri da Roma e ricorrere alla "parodia" o "fare il verso" agli stessi dicendo così "la propria". 

Le persone intelligenti e gli studiosi seri e scrupolosi non attendono sorpresa alcuna dagli esiti della pietosa autopsia condotta sui frammenti erosi di uno scritto tardo gnostico tutt'altro che storicamente attendibile. 

Giuda traditore o Giuda santo, la favola resta tale e quale. 

Un giorno l'uomo si libererà dall'ottusa soverchieria di chi gli ha imposto di non guardare alla storia ma al mito spacciato per realtà. Per ora lasciamo discutere i "poveri di spirito" sull'opportunità o meno di riabilitare il lupo cattivo della favola di Cappuccetto Rosso! 

 

Giancarlo Tranfo

Links ad alcuni siti web, portali e blogs che hanno pubblicato l'articolo:

http://www.bloggers.it/Hereticus/angolo/cultura/il_vangelo_di_giuda_secondo_il_dott_gianfranco_tranfo.htm

http://www.italyday.net/antiquitas/biblica/del_vangelo_di_giuda_e_del_trono_di_pietro.html

http://nochiesa.blogspot.com/2006_04_01_archive.html

http://italy.indymedia.org:666/news/2006/04/1058274.php

L'articolo ha inoltre suscitato molti commenti in vari forum e prese di posizione riportate in più siti web, tra le quali ho particolarmente gradito questa:

"In modo mirato ed opportuno, Giancarlo Tranfo ha applicato gli strumenti della narratologia alla disamina del Vangelo di Giuda, facendo riferimento, con un certo piglio provocatorio, a “Cappucetto rosso”. Il richiamo narratologico non è stato compreso sicché il ricercatore è stato coperto di vituperi o di critiche, mentre l’altro che ha scritto un raccontino su Giuda infirmato dagli errori di cui sopra, è stato acclamato come fosse un eccelso storiografo, un sagace esegeta dei sacri testi. Misteri della fede. Mi scuso con Tranfo se ho accostato il suo nome all’altro personaggio: so che è come far confronti tra un vino pregiato ed acqua… avvelenata. Tuttavia tale giustapposizione serve onde si comprenda che la narratologia può essere preziosa come strumento d’analisi, laddove l’altro la impiega come congegno per comporre un testo narrativo spacciato per interpretazione: è un totale stravolgimento del metodo"

http://zret.blogspot.com/2006/05/tautoteologi-prima-parte_18.html