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LA CROCE DI SPINE | |
RECENSIONI | |
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Enrico Galavotti
Gli indirizzi di pubblicazione delle recensioni ai singoli capitoli de "La Croce di Spine" sono i seguenti: www.homolaicus.com/teoria/ateismo/ateismo30.htm; www.homolaicus.com/teoria/ateismo/ateismo31.htm;
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Lo studioso Enrico Galavotti è il curatore del vasto sito web Homolaicus.com (gia recensito nella rubrica dei links relativi al cristianesimo primitivo): un'autentica introspezione a 360 gradi che abbraccia un ventaglio di tematiche inerenti la storia, la società, la cultura, l'arte e la scienza.
Lo spaccato del microcosmo cristiano che Galavotti presenta nei suoi dotti e preziosi approfondimenti, seppure inquadrabile nel denominatore comune dell'impostazione laicista, presenta peculiarità e divergenze (anche se talvolta solo apparenti) indotte più dall'approccio alle problematiche oggetto di studio che dalla diversità effettiva di vedute con gli altri studiosi.
Ho "dato in pasto" il mio libro ad Enrico perchè sapevo che, pur manifestando apprezzamento per i miei sforzi, non avrebbe resistito alla tentazione di suggerirmi interessanti correzioni di rotta e diverse prospettive o "angolazioni di ripresa" per la mia ricerca.
Sono questi gli spunti di riflessione sui quali ricostruire o almeno affinare le proprie consapevolezze.
Pur credendo nel mio lavoro e difendendone il percorso metodologico e le conclusioni, non mancherò di riflettere sui suggerimenti di Enrico che, in assoluta umiltà, inoltro "per conoscenza" ai visitatori di questo sito e a coloro che hanno letto La Croce di Spine affinchè, come me, possano beneficiarne. |
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Questioni
preliminari
In principio era Cascioli Si potrebbe iniziare questa recensione al libro di Giancarlo Tranfo, La croce di spine, Chinaski ed. 2008, parafrasando in maniera scherzosa il Prologo giovanneo.
L'ironia in realtà è relativa, poiché effettivamente Luigi
Cascioli risulta essere, per il web laicista, un terminus a
quo obbligato, non tanto per la sua controversia legale col
parroco di Bagnoregio, quanto per i suoi studi ateistici sul
cristianesimo primitivo, come documentano il suo
sito
e il suo fondamentale testo: La favola di Cristo
(2001), che però trova un'anticipazione, seppur non così
radicale, nel volume di David Donnini Ciò a dimostrazione che gli studiosi italiani presenti in rete seguono un percorso del tutto autonomo rispetto a quello dell'editoria cartacea specializzata nel trattare argomenti del genere. Il web nazionale si sta conquistando un proprio spazio, spesso di rilievo sul piano dei contenuti, anche se ancora lontanissimo dalla scientificità filologica degli esegeti tedeschi, e sicuramente di più ampia risonanza rispetto a quanto avviene, sul tema dell'ateismo, nell'editoria tradizionale italiana. Webmaster del sito www.yeshua.it Tranfo è uno degli esempi più eloquenti di quanto sia forte in rete la cosiddetta "interazione-utente"; anzi, nel suo caso, non l'unico in verità, è stata addirittura l'editoria cartacea che ha ritenuto meritevole di pubblicazione un prodotto digitale nato per il web e, se vogliamo, nato anche per essere "politicamente scorretto", come spesso succede in rete a quei webmaster che hanno il coraggio di affrontare il fenomeno del cristianesimo su basi non confessionali. Un plauso quindi al coraggio della casa editrice. Forse l'unico webmaster che, a tutt'oggi, ha preso seriamente in considerazione questi studi ateistici, partendo da quelli di Cascioli, è stato, sul versante cattolico, mons. Silvio Barbaglia, un docente che ha al suo attivo varie pubblicazioni e che, criticando Cascioli, ha più volte ribadito, peraltro giustamente, che le tesi dell'"agronomo" (come lui stesso lo chiama per dileggio) non sono supportate da citazioni di precedenti fonti ateistiche. Il che, per il Barbagli, è motivo sufficiente per squalificare l'intero impianto dimostrativo del Cascioli e, quindi, indirettamente - aggiungiamo noi -, quello di tutti i suoi epigoni, tra cui inevitabilmente lo stesso Tranfo, che considera Cascioli "maestro e amico". Ma è stato proprio qui l'errore di Barbagli (da me sottolineato in vari articoli): l'aver sottovalutato enormemente il fatto che a partire dagli studi di Cascioli la rete si è sentita stimolata ad affrontare la questione del cristianesimo primitivo in una direzione opposta a quella solita del clericalismo nazionale, debitore a sua volta di ricerche ultramontane (franco-tedesche) di un certo spessore. La croce di spine è un esempio eloquente di cosa voglia dire, in campo storiografico, muoversi in maniera indipendente e con sufficiente rigore dalle tesi dell'ufficialità confessionale e, per molti versi, anche da quelle dell'ufficialità "collaterale", che resta non confessionale solo per difendere la laicità dello Stato, ma che poi non apre bocca quando si tratta di svolgere ricerche culturali controcorrenti. Non si può squalificare l'opera di seri studiosi italiani, solo perché il loro background culturale non può essere qualificato come "ortodosso" (in riferimento agli studi biblistici, esegetici, ermeneutici, linguistico-redazionali... che vanno per la maggiore) o solo perché - come Barbagli ha più volte detto - le loro tesi non aggiungono nulla a quanto già detto, in chiave laicista, dalla Sinistra hegeliana ad oggi. Anche la chiesa romana (salvo le differenze, tutte interne al clericalismo, dalle confessioni ortodossa e protestante) non ha mai aggiunto nulla di nuovo alle proprie interpretazioni: sono duemila anni che ripete sempre le stesse cose e che ostacola la libertà di pensiero, probabilmente perché si rende conto che una qualunque lettura "eretica" finisce sempre non con lo stimolare una personalizzazione della fede ma, al contrario, con l'ingrossare le fila del secolarismo (nonostante ancora oggi in Italia si faccia fatica a trovare, a livello universitario, una lettura chiaramente "ateistica" del cristianesimo). Qui però, invece di svelare le possibili fonti di Cascioli, o invece di ricordare la straordinaria storiografia ateistica sovietica, sviluppatasi a ridosso di quella positivistica francese, cui lo stesso Cascioli attinge a piene mani, preferiamo ribadire la tesi di fondo dell'esegesi storicistica, in senso laicista, relativa alla figura di Gesù Nazareno. Va considerato come un dato assolutamente acquisito - e Tranfo ne prende intelligentemente atto, a differenza degli esegeti di tutte le confessioni cristiane, che si ostinano a negarne l'evidenza - il fatto che le fonti neotestamentarie non sono sufficienti per comprendere l'evento-Cristo, in quanto pesantemente manipolate negli aspetti più significativi, quelli che appunto avrebbero potuto mettere in cattiva luce i cristiani nei confronti del potere romano dominante. Da tempo vado affermando che l'unica fonte "certa" che abbiamo di Cristo è la Sindone, la cui attendibilità è la riprova che i vangeli e tutto il Nuovo Testamento mentono. L'intera impostazione evangelica che vede in Cristo un pacifico redentore morale universale è falsa, e la Sindone sta proprio lì a dimostrare che il Cristo era in realtà un leader politico-nazionale che lottava per la liberazione della Palestina dai romani. Si può anche non credere nella Sindone - la stessa chiesa romana, non a caso, la ritiene ufficialmente un falso medievale -, ma non si può non partire oggi, per fare un'indagine un minimo seria e meritevole di ulteriori sviluppi, dalla tesi secondo cui il Cristo è stato crocifisso proprio in quanto costituiva una pericolosa minaccia per gli equilibri di potere che Roma aveva costruito nella Palestina col giudaismo collaborazionista. In tal senso non val neppure la pena di discutere con quelle posizioni religiose che insistono nel sostenere il lato meramente "spiritualistico" della missione del Cristo: non ci si comprende neppure sul significato delle parole che si usano. Detto questo, bisogna andare avanti, e dovrà farlo anche Tranfo, perché, nonostante la grande fatica spesa per scrivere questo libro, sarebbe sciocco pensare che il suo pregio stia più nelle risposte date alla controversia su chi ha davvero fondato il cristianesimo, che non invece nelle nuove domande che quelle risposte suscitano. Una volta appurato il lato "politico-rivoluzionario" del Cristo, quali erano i contenuti del suo messaggio? Questi contenuti possono ancora avere un valore per il presente o ci si deve limitare ad analizzarli da un punto di vista meramente storico? Siamo sicuri che la crocifissione sia stata causata solo dalla volontà reazionaria dei poteri costituiti (romani e giudaici) o non dobbiamo forse pensare che sia esistita anche una sorta di "concausa" da parte del popolo ebraico e persino dei seguaci del Nazareno? Il Cristo presente a Gerusalemme nel periodo pasquale aveva davvero la possibilità di realizzare una rivoluzione vittoriosa, oppure vi era andato nella speranza che il proprio martirio sarebbe servito per sobillare le masse e scuotere il potere costituito? Davvero una piccola nazione come la Palestina avrebbe avuto la possibilità di abbattere il colonialismo romano in quella regione? Cosa sarebbe successo se il Cristo, invece di morire in croce, fosse effettivamente riuscito a disarmare la guarnigione comandata da Pilato? Sono talmente tante le domande da fare "che il mondo stesso non potrebbe contenere i libri che si potrebbero scrivere"(Gv 21, 25).
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Cristianesimo ed Essenismo |
Un qualunque studioso delle origini del cristianesimo oggi non può non scrivere un apposito capitolo dedicato al movimento esseno di Qumran. Anche Giancarlo Tranfo lo fa, nel suo La croce di spine, intitolando il capitolo 2 forse in una maniera che a un esegeta provetto potrà apparire eccessiva, in quanto pare davvero impossibile scorgere nelle tesi ivi esposte qualcosa di veramente originale rispetto a quanto già detto sul tema nell'ultimo mezzo secolo: "Nuove luci sulla vicenda messianica: i rotoli di Qumran e i Vangeli di Nag Hammadi". Senza risalire alle grandi diatribe scoppiate negli anni Cinquanta e Sessanta tra A. Dupont-Sommer, W. F. Albright, I. De Fraine, R. de Vaux, J. M. Allegro, C. Roth, M. Hengel, basterebbe infatti leggersi i testi di S. Brandon, tradotti peraltro nella nostra lingua, per avere già un quadro generale delle ipotesi interpretative più significative che ancora oggi attendono riscontri oggettivi convincenti. Qui tuttavia non vogliamo mettere al vaglio le tesi di Tranfo, facendo pesare le argomentazioni di quegli illustri esegeti che hanno visto nei rotoli di Qumran una nuova occasione per dimostrare le falsificazioni del Nuovo Testamento. Preferiamo invece limitarci a fare semplici osservazioni, nella speranza che uno studioso laico come Tranfo, di cui certamente il web ha bisogno, ne approfitti per proseguire le sue ricerche in maniera ancora più approfondita. Il sillogismo fondamentale di Tranfo, sulla scia p.es. di altri studiosi che l'han preceduto in rete, come L. Cascioli e D. Donnini, sembra essere il seguente: a Qumran si respirava un clima eversivo, in quanto gli esseni, nel I sec. d.C., erano molto vicini agli zeloti; nei vangeli si riscontrano varie cose che sembrano derivare direttamente da quella comunità (come p.es. la pratica del battesimo e il rito dell'eucaristia, ma anche l'elogio della povertà, l'obbligo di non giurare, i toni apocalittici ed escatologici ecc.); dunque Cristo era un rivoluzionario. Ecco perché - prosegue Tranfo - nei vangeli non vi è alcun cenno esplicito né agli esseni né agli zeloti; ed ecco perché ancora oggi la chiesa romana tende a negare questo diretto collegamento, salvo l'ammissione probabilistica (fatta di recente anche da papa Ratzinger) di un certo legame, privo però di alcun contenuto politico. Ora, proviamo a fare altre supposizioni e vediamo se Tranfo sarà in grado di coglierle e di svilupparle ulteriormente, confermandole o negando ad esse un vero valore:
Ora però dobbiamo porci alcune domande invitando Tranfo a proseguire le sue ricerche:
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Quale verità storica
nelle fonti su Cristo? |
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