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Yeshua

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LA CROCE DI SPINE

Presentazione

di Luigi Cascioli

 

Se solo fossimo vissuti qualche secolo fa, né a me né all’amico Tranfo, autore di quest’opera, né ad alcuna altra “voce stonata” sarebbe stata lasciata la possibilità di cantare fuori dal coro ossequioso e timorato dei mistici oranti.

Saremmo stati tutti inceneriti sui “sacri roghi”, ai quali “santa” romana Chiesa tornerebbe volentieri se ad impedirglielo non fosse subentrata la straordinaria crescita, ormai per essa incontrollabile, di una coscienza civile e laica non più disposta a tacere.

 

Nel nome della croce si sono consumati nel corso dei secoli i più efferati crimini della storia del genere umano, si sono sterminate intere civiltà, sono state oscurate (e lo sono ancora) le più straordinarie scoperte scientifiche che avrebbero consentito all’uomo di elevarsi dal rango di servile ignoranza al quale è ancora parzialmente relegato.

Che nessuno creda alla finzione del ravvedimento e agli improbabili pentimenti che tradiscono l’intento della Chiesa di mantenere ancora “a galla” il proprio “primato apostolico”, adeguando ai tempi il “copyright” della propria “verità rivelata”.

 

Nel 1633 Galileo Galilei, per non finire sul rogo, fu costretto ad abiurare alle proprie conoscenze astronomiche ritenute contrarie alla filosofia naturale aristotelica ed alle sacre scritture perché fondate sull’eliocentrismo ritenuto incompatibile con il geocentrismo di tolemaica memoria e di biblica ispirazione: se davvero il “sedile di Pietro” si fosse ravveduto, non avrebbe atteso il 31 ottobre 1992 prima di riabilitare Galileo (ob torto collo e a denti stretti) dall’infamia secolare del rinnegamento che gli fu imposto per non finire arrosto!

Se, parimenti, la Chiesa davvero avesse inteso rinunciare ad imporre al progresso e alla scienza l’umiliazione del bavaglio, ancorandone la crescita ai retaggi delle proprie “verità”, non avrebbe ostacolato la ricerca sulle cellule staminali o sulla fecondazione assistita, così come non avrebbe opposto i propri “dictat” alla legislazione di un paese che, soltanto a parole, si considera laico o pluriconfessionale ma che in realtà ancora oggi, nel ventunesimo secolo, soffre di un terribile complesso di sottomissione, così come ha dimostrato rinunciando ad omologare le più elementari conquiste del mondo civile contemporaneo in tema di famiglia di fatto, eutanasia, aborto, ecc.

 

Eppure, da qualche tempo ed in più parti, questo penoso giogo inizia ad accusare segni di cedimento e l’antica strategia di arretrare di qualche passo per mantenere il controllo del territorio non funziona più.

A poco servono i “puntelli” degli adeguamenti “modernisti” se, una volta dissolta la nebbia dell’ignoranza storica, tra le “verità” suggellate nei canoni neotestamentari iniziano ad apparire le fosche tinte di un’antica impostura.

In tanti si sono precipitati a cucire rammendi ”più vivaci” sull’antica logora veste del Cristo neotestamentario, tra i quali perfino Benedetto XVI. Nel suo libro, “Gesù di Nazareth”, sembra accorgersi (dopo sessant’anni dalla scoperta dei Rotoli del Mar Morto) che forse il “Redentore” o il “Battista” ebbero qualcosa a che fare con l’ambiente esseno della comunità di Qumran (aspetto rilevato proprio da Tranfo in un’acuta recensione che ha fatto il giro del mondo grazie a internet, finendo in appendice anche al mio ultimo libro “La Morte di Cristo, Cristiani e Cristicoli”.

 

Tutto questo, insisto, serve a poco. Perché di fronte al recente proliferare di ricerche storiche come questa ed altre, intorno alla croce, storico simbolo di infamia trasformato in viatico per la salvezza, si addensa il dubbio di un’antica falsificazione scientemente confezionata per asservire il mondo al dominio delle coscienze.

 

Da parte cristiana si sente spesso dire che nessuno più dubita dell’esistenza storica di Gesù di Nazareth.

Questo corrisponde a verità soltanto qualora, più che a Gesù di Nazareth, ci si riferisca all’esistenza storica di un personaggio ispiratore del suo mito.

Non ne dubito, infatti, né io né Tranfo né moltissimi altri studiosi contemporanei che con dedizione e impegno ne hanno indagato l’esistenza… giungendo tuttavia alla conclusione che egli non fu altro che un rivoluzionario il quale, a torto o a ragione, ritenne di impersonare il ruolo di Messia davidico nell’unico modo in cui sarebbe stato possibile in quel tempo e in quel luogo, vale a dire abbracciando le armi contro il dominio di Roma.

D’altro canto, soltanto un Messia che avesse promesso l’affrancamento dalla schiavitù mediante una guerra di liberazione contro i romani nemici di Dio avrebbe avuto seguito presso il popolo ebraico, mentre chi avesse predicato la tolleranza e l’amore verso il nemico e, quindi, la perpetrazione della schiavitù, sarebbe stato lapidato a furor di popolo in brevissimo tempo!

 

Dunque di chi parliamo? Di un Messia della terra e non del cielo, di Israele e non del mondo, della spada e non dell’ulivo. Che nacque da rapporto sessuale e non da “virgo intacta”, che visse da rivoluzionario e che fu condannato alla croce senza essersi mai sognato di trasformarsi in un “Salvatore universale” o in “Figlio Unigenito di Dio” risorto dalla morte, né di fondare alcuna Chiesa universale.

 

La traccia che tale Messia lasciò nella memoria dei suoi contemporanei dovette essere così profonda da indurre, più di un secolo dopo, gli antichi “padri della Chiesa” a sfruttarne la vicenda per costruire la favola di Gesù di Nazareth.

Per nostra fortuna, quelle che Tranfo in questo suo libro chiama “le pie mani” dei “santi falsari” furono così straordinariamente maldestre e reciprocamente scoordinate che, nel rimuovere dalle testimonianze degli storici del tempo le narrazioni sul vero personaggio ispiratore del mito, ci lasciarono un’infinità di indizi pesanti come macigni i quali, se osservati in comparazione con le “sviste dei Vangeli”, denunciano con straordinaria evidenza l’origine fraudolenta dell’intera costruzione teologica oggi sintetizzata in quella che viene definita come dottrina cristiana.

Al “Figlio di Dio” scaturito dall’accennata ispirazione ad un reale ed “inquieto” discendente dell’antica famiglia degli Asmonei, furono fatti indossare i panni delle antiche divinità pagano- misteriche le cui leggende pullulano di madri vergini, miracoli, sacrifici a scopo salvifico, resurrezioni a tre giorni dalla morte, ascensioni in cielo e promesse di ritorno alla fine dei tempi.

 

La “Croce di Spine”, in aggiunta al “Messia storico”, individua in una figura messianico- profetica (Yeshua ben Panthera o ben Stada) la seconda fonte di ispirazione del mito di Gesù di Nazareth.

E’ una conclusione semplicemente “ulteriore” rispetto alle mie, alla quale Tranfo perviene confortato dai suoi studi sulle antiche fonti rabbiniche.

Essa può essere condivisa o rigettata senza il minimo pregiudizio, in termini di credibilità, per il resto della sua ricostruzione (in parte comune a più autori) del personaggio di Cristo e della vicenda cristiana dei primordi.

 

Non voglio aggiungere altro per non anticipare i contenuti dell’opera e per non privare il lettore dal piacere di una lettura sobria e scorrevole che, nei giusti tempi di assimilazione, lo condurrà a “toccare con mano” le straordinarie evidenze emerse da una ricerca storica meritevole, condotta con apprezzabile metodologia scientifica.

 

A Tranfo vanno i miei auguri per la migliore diffusione del frutto delle sue fatiche, mentre ai lettori auguro una serena “full immersion” in questo coinvolgente percorso testuale.

Rivolgo, infine, un augurio sincero alla ricerca della Verità affinché le “voci non allineate” possano essere sempre più numerose e possano levarsi sempre più in alto restituendo, in questo modo, la favola alla favola, la storia alla storia, la dignità e la coscienza all’uomo.

 

Luigi Cascioli