Yeshua |
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LA GNOSI
L'insieme dei manoscritti forma un'intera collezione di scritti in lingua copta redatti non prima del III secolo d.c. ma in parte probabili copie di documenti più antichi risalenti al II. È un complesso di sentenze, raccolte, preghiere ed altri documenti, scritti spesso in linguaggio criptico per iniziati. L’intero corpus è di evidente matrice gnostica. Gnosi è sinonimo di conoscenza intima e profonda dell'universale e dei misteri divini, ottenuta attraverso la ricerca interiore e l'iniziazione. La materia, per la gnosi, è un'apparenza negativa, frutto della creazione di un "demiurgo" malvagio, una sorta di "divinità" minore ed inferiore al Dio creatore dello spirito immateriale. Anche la nascita di questo Dio minore è un simbolo di aberrazione: l'elemento femminile di Dio (Sophia), vittima di un sentimento impossibile di amore per il Creatore, lo avrebbe generato in una sorta di "gravidanza isterica" e da esso sarebbe nata la realtà materiale. Il demiurgo non è il Dio vero ma è scambiato per esso dalla cecità materiale dell'uomo che si identifica nel proprio corpo, infatti è tale il Dio che, per la sua bassezza, ha creato la materia ed ha imprigionato lo spirito figlio del Dio vero in essa. L'uomo, tuttavia, può volgersi allo spirito superando la materia attraverso l'autoconsapevolezza e la rivelazione. Secondo la gnosi, infatti, la verità da cercare sta soltanto nella dimensione spirituale. Nella ricca simbologia gnostica assumono un ruolo essenziale la "Luce" e le "Tenebre", laddove la prima, simile allo spirito, nasce dal vero Creatore e le seconde, simili alla materia, nascono dal mondo materiale. Attraverso l'esoterismo, una elite di iniziati può conoscere i misteri divini, acquistare consapevolezza del proprio essere vero (quello spirituale) e liberarsi dal giogo della materia e delle sue oscure forze, alle quali l'uomo materiale non iniziato risponde inconsapevolmente. Questi, in pochissime e purtroppo non esaustive parole, sono i principi comuni agli elementi ellenistici orientali, presenti nei culti di Persia, Mesopotamia, Siria, India, Palestina ed Egitto . Simili principi sono riscontrabili anche (e inspiegabilmente) nei culti di popoli Indoamericani che, rispetto alle radici mediterranee dello gnosticismo, appaiono decisamente lontani nello spazio e nel tempo (nahua, toltechi, aztechi, zapotechi, maya, chibcha, inca, quechui). Gnostica è la matrice culturale e spirituale della comunità essena autrice dei rotoli di Qumran, così come gnostica è la terminologia che emerge dai Vangeli (con particolare riferimento a quello detto di Giovanni). L’intero universo spirituale, incentrato nel I secolo sull’attesa messianica, era profondamente condizionato da quel pensiero gnostico che, nel II e III secolo, fu chiamato a resistere contro la degenerazione “gesuana” volta ad umanizzare Dio, materializzandone l’avvento nel personaggio terreno del “Redentore”. Eppure il pensiero gnostico scomparve e, se (a dispetto di chi lo volle cancellare) duemila anni dopo non ne fossero emerse piccole testimonianze in brandelli, tutto quello che oggi ne sapremmo deriverebbe esclusivamente dalle invettive che, furiosamente, i Padri della Chiesa lanciarono contro questo mondo, nel quale intravidero il seme dell'eresia e, soprattutto, il pericolo per lo sviluppo dell’evangelizzazione cristiana! A seguito dell’esplosione dell’antigiudaismo, dopo il definitivo tramonto dell’ultima speranza messianica affidata nel 135 d.c. a Simone bar Kochba (il figlio della stella), lo gnosticismo dovette infatti combattere due guerre: la prima contro il "pugno di ferro" di Roma (che non era ancora in grado di distinguere tra giudaismo nazionalistico e cristianesimo universale), la seconda proprio contro la nascente Chiesa. È interessante, a questo punto, proporre un piccolo approfondimento dell'aspetto più interiore ed intimo del conflitto ideologico e religioso tra l'universalizzazione paolina, che preluse la nascita della Chiesa istituzionalizzata, e lo spirito della gnosi, che illuminò di luce propria e rese autentica ed irripetibile la spiritualità del popolo ebraico. Prendiamo a riferimento la forte dualità del pensiero gnostico e la visione del mondo che la stessa espresse come risultato di una lotta di "opposti", un eterno conflitto tra bene e male, luce e tenebre e, come abbiamo detto, spirito e materia. Tale dualità contrappositiva, diversamente dalle espressioni pure del pensiero platonico, dal principio della “ragione universale” della mentalità stoica o dall’idea di “logos” di Filone d’Alessandria, non è conciliabile con la sintesi dell' "uomo-dio" della religione cristiano- romana perchè, nel momento stesso in cui Dio è uomo (cioè carne) è segnato dall'impurità e quindi non può più essere spirito puro, cioè Dio. Per il pensiero cristiano, invece, Gesù è Dio che si è fatto uomo e quindi sintesi a scopo salvifico di materia e spirito puro. Chi è, allora, il messia per il pensiero gnostico? È luce e rivelazione del Dio Creatore dello spirito ma non è certo l'incarnazione dello stesso Dio tra gli uomini. Il messia gnostico, nella sua storicizzazione ben delineata negli scritti di carattere profetico della comunità di Qumran, è un uomo, un "tramite", un insostituibile riferimento per la liberazione della nazione ebraica, è l'orgoglio e il riscatto della continuità davidica: proprio questo forse è il nodo storico-religioso che, ad esempio a Qumran, nel segno della rivolta nazionale, unisce l'essenismo (precursore ideologico dell’espressione pura della filosofia gnostica) alla lotta politica del movimento zelota. Nella gnosi l'uomo impuro e limitato cerca Dio (luce eterna) dentro se stesso: la fede è vissuta come travaglio interno e ricerca incessante, condotta con l'aiuto della fiammella divina che la materia non ha del tutto soppresso. Non c'è alcun bisogno di "mediazione" umana e ciò significa che la gnosi non ha bisogno di ministri né di templi. Le liturgie essene, sono ricche di cerimonie rituali nei quali l'officiante coinvolge i presenti con frasi e gesti (il pasto comunitario, il battesimo) ma la funzione dell'iniziato è ben diversa da quella del sacerdote cristiano. Nella mentalità gnostica l'uomo non può sperare che l'intervento di un altro uomo "investito da Dio" possa sollevarlo dalla ricerca interiore vista come unico, autentico e ben più faticoso mezzo di crescita spirituale. Nel culto cristiano l'uomo ha bisogno dell'istituzione come di un interprete, di un mediatore tra lui e Dio che, altrimenti, non è pienamente raggiungibile. Tale dipendenza dell’uomo dall’istituzione, tuttavia ,è solo un'apparenza: in realtà è l'istituzione che ha bisogno di esercitare la sua funzione di mediazione con Dio affinchè il ruolo svolto le consenta l'affermazione storica, politica e il dominio delle coscienze. Parole come quelle che seguono (tratte dal Vangelo gnostico di Tommaso) sono assolutamente illuminanti sullo spirito ed il senso dell'autentica ricerca interiore della luce da parte dell'uomo, il quale non ha bisogno di alzare gli occhi al cielo (fisico) per trovare Dio, così come non lo deve cercare all'ombra di nessun tempio:
Gesù disse, "Io sono la luce che è su tutte le cose. Io sono tutto: da me tutto proviene, e in me tutto si compie. Tagliate un ciocco di legno; io sono lì. Sollevate la pietra, e mi troverete." (38).
La gnosi è anche ricerca dell'unità attraverso il maschile e il femminile. È un modo di intendere il mondo e lo spirito in una chiave di totale assoluta parità sessuale. Il seguente passo, anch'esso estratto dal Vangelo di Tommaso, chiarisce questo principio:
Gesù disse loro, "Quando farete dei due uno, e quando farete l'interno come l'esterno e l'esterno come l'interno, e il sopra come il sotto, e quando farete di uomo e donna una cosa sola, così che l'uomo non sia uomo e la donna non sia donna, quando avrete occhi al posto degli occhi, mani al posto delle mani, piedi al posto dei piedi, e figure al posto delle figure allora entrerete nel Regno."” (39). |