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Yeshua

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LA CROCE DI SPINE

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RIFLESSIONI SULLE FONTI STORICHE

 

Una ricerca limitata alle sole fonti religiose, volendo riconoscere alle stesse attendibilità storica, giungerebbe alla conclusione che Gesù di Nazareth fu un personaggio storico realmente esistito e con esso tutte le vicende e i prodigi compiuti.

Tale conclusione, a patto di accontentarsi di qualche scarna conferma tra le fonti storiche, potrebbe essere avallata dal Testimonium Flavianum, al quale uno storico di ispirazione cristiana non si sognerebbe mai di negare autenticità, non tanto per amore di verità quanto per ansia di conferme.

Ma sarebbe intellettualmente onesto considerare normale l’impressionante povertà di conferme “laiche” sulle vicende neotestamentarie?

Che cosa, se non la fede, condiziona lo studioso cristiano impedendogli di riconoscere nell’evidenza di tale silenzio il più pesante indizio contro l’attendibilità storica di Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio fatto uomo, che ha compiuto pubblicamente prodigi straordinari, che ha percorso in lungo e in largo la Palestina affascinando intere folle, che ha resuscitato i morti oltre che se stesso, a riprova della propria natura divina?

Gli studiosi cristiani, per difendersi da questa legittima contestazione, nell’ostinato intento di riconoscere storicità alla vicenda cristiana, ricorrono alla dilatazione (spropositata) della ristretta e dubbia area di testimonianze a loro favorevoli, dimostrando così di non voler onorare l’impegno derivante da una scelta metodologica seria ed obiettiva.

È per questo che i passi, le citazioni, i commenti e le lettere di Tacito, Plinio il giovane, Adriano, Celso e moltissimi altri, vengono considerati conferme delle verità neotestamentarie riguardanti l’esistenza di Gesù.

Peccato che nessuna di tali fonti (33) testimoni realmente l’esistenza storica del personaggio ma, piuttosto, quella dei successivi movimenti nati e sviluppatisi a seguito dell’evangelizzazione nei territori dell’impero!

Timothy Freke e Peter Gandy, nella loro opera The Jesus Mysteries (34), si sono limitati ad interpretare l’affinità tra i culti preesistenti al cristianesimo e la figura e le opere dello stesso Cristo, come fondato indizio della scarsa attendibilità storica di quest’ultimo.

In realtà, il pregio dei citati autori sta proprio nell'aver creato una preziosa antologia di interessanti evidenze, utili a valutare lo straordinario peso esercitato dal sincretismo cristiano nella costruzione del mito di Gesù di Nazareth. Il loro limite, invece, sta nell’aver ritenuto che, al di là di tale sincretismo, non vi fosse alcuna vicenda reale alla quale gli ideatori del cristianesimo possano essersi ispirati.

Eppure basterebbe leggere attentamente le opere di Giuseppe Flavio per riconoscere, tra le righe offuscate dai falsari, azioni eversive e personaggi dietro ai quali sono riconoscibili le gesta e gli attori protagonisti della vicenda cristiana.

Anticamente gli autori non confezionavano storie su personaggi inventati, ma piuttosto, come accaduto con Alessandro Magno, attribuivano caratteristiche fantastiche a un personaggio reale.

 

Anche lo studioso Luigi Cascioli si è posto l’interrogativo sulle origini del mito di Gesù di Nazareth, giungendo alla conclusione che esso si sviluppò sulla base di vicende e personaggi realmente esistiti nel I secolo, soltanto quando, nel II secolo, non poteva più essere smascherato da una smentita testimoniale autentica (35).

 

Gli storici del I secolo hanno dimostrato di non conoscere la vicenda cristiana, ma a quanto pare sembra abbiano ben conosciuto quel messianismo giudaico insurrezionale e violento che segnò la vita pubblica in quegli anni, sia in Palestina che altrove.

 

Nella successiva parte di questo capitolo, si cercherà di mettere a nudo i ”limiti di credibilità” delle narrazioni neotestamentarie, rendendo perciò palese il vero intento di falsari e manipolatori i quali, partendo da una base già ”addomesticata” dalla prima evangelizzazione di ispirazione paolina, corressero, integrarono e, dove non poterono fare altro, censurarono, a più riprese ed a più strati, il racconto degli Evangelisti (36). 

Ciò che residuerà nei “sacri scritti” da questa operazione di “pulizia”, condotta con il buon senso e con l’ausilio dei pochi riscontri storici dei quali si può disporre, costituirà quella base di verità che la saggezza di antichi detti accredita per principio a qualsiasi leggenda.