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LE RESURREZIONI
Nella parte relativa allo studio del quarto Vangelo (detto di Giovanni), trattando del miracolo di Lazzaro, si è fatto cenno ad un’idea, diffusa tra gli studiosi, secondo la quale “si trattò di qualcosa che, almeno in gran parte, ebbe a che fare con una simile cerimonia di iniziazione, comune all'interno della confraternita essena e riservata agli adepti avanzati” (57). Allo studioso L. Gardner va riconosciuto il merito di aver valorizzato la prospettiva misterico-iniziatica delle narrazioni neotestamentarie… insieme al torto di averlo fatto forse troppo (58), prendendo così per buono l’insieme dei racconti e sforzandosi di cercare e trovare dietro ogni gesto, parola o azione, un senso simbolico nascosto. Nella sua opera La linea di sangue del Santo Graal, Gardner afferma che “il concetto della resurrezione che abbiamo noi oggi era completamente sconosciuto a quei tempi” e che, in seno alla comunità essena e limitatamente agli iniziati di grado più elevato, “un uomo era considerato “morto” quando veniva scomunicato: morte spirituale per decreto. La procedura richiedeva quattro giorni, durante i quali lo scomunicato veniva ritenuto “mortalmente ammalato”.(59) La “morte”, simile ad una scomunica, era dunque uno stato simbolico dal quale si poteva essere liberati e cioè “resuscitati”, alla fine di tale periodo, da un sacerdote di grado elevato (Il Padre o un sommo sacerdote). Ecco che, in tale ottica, possono trovare una spiegazione ragionevole le resurrezioni narrate nei Vangeli e, soprattutto, quella di Lazzaro, “stralciata” dal Vangelo di Marco e sostituita nei tre sinottici con quella della figlia di Giaro. Infatti, come già visto in precedenza, nel passo censurato Gesù si avvicinò alla tomba “...e subito si udì giungere un grande grido”(60). Tale passo, se lasciato in versione integrale nel corpo del Vangelo di Marco, avrebbe certamente allontanato l’interprete dal senso “letteralista” della “resurrezione” di Lazzaro e l’avrebbe spinto, probabilmente, a diverse spiegazioni più vicine alla realtà: ecco perchè tale passo fu stralciato da Clemente d’Alessandria… non certo, o almeno non solo per le possibili interpretazioni deviate dei carpocraziani!
La stessa resurrezione di Gesù, come vedremo in seguito, può essere vista nella medesima prospettiva. Ancora una volta, dunque, ci troviamo di fronte a fatti ritenuti straordinari perchè interpretati in chiave “letteralista”, secondo l’accezione data agli stessi nello sviluppo dottrinale paolino, in quello che fu l’innaturale trapianto di un modello simbolico e iniziatico in un diverso contesto storico e culturale che non era in grado di recepirne l’aspetto nascosto e vero. Alla luce della corretta interpretazione simbolica di questi eventi altrimenti ritenuti sovraumani, ecco, dunque, che assumono un senso le parole di Filippo altrimenti oscure:
"Coloro che dicono che il Signore prima è morto e poi è risuscitato, si sbagliano, perché egli prima è risuscitato e poi è morto. Se uno non consegue prima la resurrezione non morirà, perché, come è vero che Dio vive, egli sarà già morto" (61); "Mentre siamo in questo mondo, è necessario per noi acquistare la resurrezione, cosicché, quando ci spogliamo della carne, possiamo essere trovati nella Quiete" (62).
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